Sempre parlando dell’adolescente-Narciso …
“Nello specchio sociale”. Il “vedersi su Facebook” può essere incluso all’interno di questo “bisogno di rispecchiamento” relativo alla sua intima essenza. Gli interessa poco che vengano valutati positivamente i suoi risultati scolastici, ma si esalta – o si mortifica – per una valutazione del valore della sua persona, indipendentemente dal ruolo sociale in cui si è temporaneamente e, a volte, senza molta convinzione incarnato.
La cultura degli adulti non guarda con favore allo “sdoganamento del narcisismo” da parte dei “nuovi” adolescenti e li denigra con insolito accanimento. Gli adulti non li temono, piuttosto li disprezzano e non sono disponibili a riconoscere loro alcun merito, anzi attribuiscono a loro una buona dose di demeriti; a volte li criminalizzano attraverso la sottocultura dei mass-media, e si promettono di ristabilire i fatidici “paletti” oggi divelti (chissà da chi e chissà quando).
In realtà i nuovi adolescenti trionfano ovunque. La televisione è al completo servizio di Narciso: si incarica di rispecchiarlo, intervistarlo, farlo danzare, cantare, gareggiare in bellezza ed esibire i suoi costumi e le sue mode. La pubblicità lo corteggia e lo rappresenta come modello di ogni consumo e di tutte le malizie. Il cinema canta i suoi amori e dissolutezze con una tenerezza commerciale inusitata nei decenni precedenti, quando semmai, l’adolescente era presentato come vittima dell’autorità violenta in seno alle istituzioni degli adulti. L’editoria vive delle vendite di libri costruiti per lui.
Il mercato dei consumi si rivolge a Narciso nella consapevolezza che lui muove masse enormi di denaro e orienta la politica degli acquisti di tutta la famiglia, favorendo un processo di “adolescentizzazione” dei consumi. Processo che coinvolge le madri e i padri in abbigliamento, consumo di bevande e ingestione di cibi mutuati dall’universo adolescenziale[1].
[1] cf. G. Pietropolli Charmet, Op.cit., p. 6-7.