Introduzione
Donare a organizzazioni non profit senza mettere mano al portafoglio: è la promessa di Ofree.
Aspetto storico/sociologico
Il funzionamento di Ofree è molto semplice: le persone scelgono un gioco e, al termine di ogni partita, ricevono, in base al punteggio ottenuto, delle monete virtuali che poi vengono riconvertite in valuta reale e donate all’ente non profit che il giocatore preferisce. Tutti i videogiochi presenti nella libreria di Ofree sono advergame, ovvero giochi creati da aziende al fine di promuovere i propri prodotti e servizi, in cui è il marchio a essere al centro del concept. Facciamo un esempio: immaginate un gioco in cui, impugnando una carabina, bisogna colpire i barattoli posti su un muretto. Al posto dei soliti bersagli, le lattine presentano i loghi di bevande molto note. L’idea è venuta allo sviluppatore software trevigiano Nicolò Santin: «La storia è davvero assurda – racconta a StartupItalia! – l’intuizione mi è venuta leggendo che il rapper sudcoreano PSY aveva ottenuto da YouTube oltre quattro miliardi di dollari per le visualizzazioni globali del suo video Gangnam Style. Di fronte a una cifra simile ho capito che sarebbe stato possibile coinvolgere il mondo in una impresa titanica analoga ma con finalità benefiche e che le persone sarebbero state più felici se la partecipazione avesse richiesto qualcosa di divertente, come giocare ai videogiochi».
Aspetto psicologico/patologico
Dagli ultimi dati AESVI (Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani), è emerso che nel 2016 in Italia ci sono oltre 25 milioni di videogiocatori sopra i 14 anni. Sul fronte dei consumatori è emerso che un pubblico sempre più adulto si appassiona ai videogiochi: 6 videogiocatori su 10 hanno infatti tra i 25 e i 55 anni. E gli over 65 sono più numerosi degli adolescenti: rappresentano il 7,9% dei giocatori, contro la fascia 14-17 che rappresenta il 7,2% del totale. «Però sia chiaro che metteremo un tetto al numero di giocate per giorno – precisa Nicolò Santin – Anche questo fa parte del nostro impegno sociale, in questo caso, contro la dipendenza da gioco».
Aspetto educativo
Secondo il rapporto di Istituto Italiano della Donazione e GFK, dedicato alla studio dei profili dei donatori italiani del 2016, solo il 10% delle persone tra i 14 e i 34 anni sono dei donatori. Le ragioni sono la scarsa disponibilità economica e la mancanza di trasparenza su come vengono impiegati i fondi raccolti da parte degli enti non profit. Ofree permettere alle persone di donare a specifici progetti di beneficenza e non ad associazioni in generale per offrire ai giocatori la possibilità di vedere l’esito concreto della propria donazione. Ad esempio, invece di donare a Save the Children si contribuisce alla costruzione di una scuola materna in Congo. «Vogliamo lavorare solo con quegli enti che ci garantiscano la massima trasparenza sull’utilizzo dei fondi e che, soprattutto, ci inviino costanti feedback sull’avanzamento dei progetti, con notifiche e foto che gli utenti possono facilmente visualizzare» dichiara Nicolò Santin.
Ofree è una piattaforma win-win-win per i tre attori coinvolti:
- Il giocatore si diverte e, al tempo stesso, può donare soldi senza mettere mano al portafoglio;
- Le aziende possono promuovere il proprio brand e dare visibilità alle iniziative di corporate social responsability;
- Le non profit possono fare fundraising ed entrare in contatto con nuovi potenziali donatori.
Conclusioni
Engagement, passaparola, beneficenza, gioco: grazie a questi pochi ma sani ingredienti Ofree rovescia lo stereotipo del gamer solitario e disconnesso dalle problematiche sociali, dimostrando che, quando si dice che giocare è tempo sprecato, davvero esiste sempre l’eccezione alla regola.