Introduzione
Questo lavoro vuole farci scoprire la funzione del Poke di Facebook che non ha mai raggiunto la stessa popolarità delle altre funzioni di Facebook, come il condividi, il commenta o il ben noto mi piace.
Aspetto storico/sociologico
La funzione del Poke di Facebook è stata introdotta nel 2004 e la sua traduzione deriva dall’inglese “to poke” che riguarda il toccare qualcuno per attirarne l’attenzione. Il Poke è un modo per trillare su Facebook, per dire: “Ehi, ti ho notato. Prestami attenzione” oppure “Ti penso, parliamo un pò”. Inizialmente aveva una funzione tutta sua: era un modo per chiedere “permesso” dentro ad una pagina altrui e qualora si fosse ricevuto il Poke di risposta, il permesso poteva considerarsi accordato per una settimana. Dopo una settimana era necessario che il corrispondente ricambiasse l’amicizia per rimanere in contatto nel futuro. Attualmente l’uso del Poke è cambiato; esso si può inviare ad un qualsiasi amico e la sua utilità è quella di attirare l’attenzione.
Aspetto psicologico/patologico
Cos’è un Poke? Molto spesso nella risposta v’è qualcuno che suggerisce la metafora del trillo, dello squillo al telefono, cercando così di attivare una connessione non ancora attiva. Chiedere il permesso, sussurrando, prima di entrare; un passo cauto oltre la soglia in attesa che gli sguardi si incrocino e qualcuno risponda «Avanti!». Il Poke è un “mi piace” senza oggetto, un “condividi” senza sostanza, un “commenta” senza contenuto: è il solo contatto comunicativo, senza comunicazione. Qualcosa di privato, quasi fisico e di intimo tra due utenti. Poteva servire per ricordare di leggere un messaggio privato o in bacheca o, ancora, di rispondere in un modo o nell’altro a una richiesta di amicizia. Il Poke era un pacato modo di ricordare che si era lì o ancora che si stava pensando a qualcuno.
Per inviare un Poke basta accedere alla bacheca di un proprio amico, o a quello dell’amico di un amico, sopra l’immagine di copertina, in alto a destra, bisogna cliccare sulla rotellina delle impostazioni e il menù che compare propone “Manda poke”. Istantaneamente, il destinatario riceverà una notifica nel quale viene comunicato che si è ricevuto un Poke. Al click sulla notifica, l’utente ha a disposizione una possibilità automatica: contraccambiare al Poke cliccando su “Rispondi al poke”.
Aspetto educativo
Sicuramente le persone poco sicure di sé stesse tenderanno di più ad utilizzare questo approccio per comunicare con le persone. Anche se la comunicazione non ha ancora preso il via, ma il ghiaccio ormai è rotto. Nel social network, non a caso, il Poke ha il simbolo di una mano con un dito che sta per toccare o indicare qualcosa. Vi è quindi una sorta di messaggio sottinteso: è un pò come dirgli “Ti penso, vorrei interagire con te”. A questo punto diventa necessaria un’attenta riflessione quando si sta davanti allo schermo perché «Il mondo social rischia altrimenti di essere un individualismo di comunità incapace di alterità educativa e per questo un vuoto racconto orizzontale.»
Conclusioni
In conclusione possiamo dire che il Poke su Facebook è un modo per attirare l’attenzione di un amico, uno stimolo per comunicare in modo semplice ed efficace la propria presenza, la propria vicinanza, il desiderio di scambiare due chiacchiere o magari un interesse particolare. Ma siamo sicuri che permetta però la vera e autentica comunicazione dove la relazione tra due soggetti è fondamentale? Il Poke non può considerarsi un atto comunicativo ma una semplice risposta ad uno stimolo dato da un social network che agisce secondo i propri interessi.