Per Buber la relazione ha una funzione centrale nell’esistenza umana; la considera indispensabile per una vita feconda e per un presente espressivo; rifiutarla equivarrebbe a mutilare la propria personalità e a condannarsi a vivere una vita sterile e confinata nella dimensione del passato: “solo quando è presente il Tu si dà il presente vero. L’Io della parola base Io-Esso, quell’Io al quale non sta di fronte un Tu (…), ha solo un passato, non ha presente (…). Presente non è ciò che scorre e passa, ma ciò che è di fronte a noi e permane”[1]»[2].

In questo ottica arriviamo a vedere che nell’io si annida “strutturalmente” la dinamica dell’incontro, del contatto, dell’alterità, il”sé come altro”. L’ek-stasi.

Incontrare. Incontrarsi. Scontrarsi. Relazionarsi all’altro da sé.

 


[1] M. Buber, op. cit., p. 16.

[2] Giuseppe Colombero, Dalle parole al dialogo. Aspetti psicologici della comunicazione interpersonale, San Paolo, Milano 1988, p. 17.