Sui Social Network, nel proprio profilo, si possono pubblicare fotografie, video e link, si possono creare e condividere informazioni, foto, suggestioni ed emozioni: la Rete è il regno dello sharing, della condivisione e dello scambio.

Henry Jenkins nel considerare il panorama mediatico (new-media) contemporaneo da un punto di vista interattivo, scrive: «L’abitudine a (ri)appropriarsi di contenuti ha riportato alla luce un magma di produzioni amatoriali e creatività diffusa, forme di vita tipiche della vecchia cultura popolare che erano andate in esilio con l’avvento dei mezzi di comunicazione di massa»[1].

Nell’ottica di Jenkins, l’era della convergenza dei media rende possibili forme di ricezione comuni, invece che individualistiche. Pochi guardano la televisione in completo silenzio e totale isolamento. La televisione è il carburante che alimenta le conversazioni davanti alla macchinetta del caffè. E, per un numero sempre più elevato di persone, la macchinetta del caffè è diventata digitale. Ciò che tiene insieme un’intelligenza collettiva non è il possesso del sapere, ma il processo sociale di acquisizione della conoscenza in quanto dinamico e partecipativo, che continuamente mette alla prova e riafferma i legami del gruppo. Un uomo con una macchina (una tv) è condannato all’isolamento, ma un uomo con due macchine (una tv e un computer) può sentirsi parte di una comunity.

 

Ovviamente non tutti gli utenti partecipano al “rinascimento creativo” che sta avvenendo in Rete, anzi, la grande maggioranza non ha l’idea di fare qualcosa di eclatante, come una satira politica in formato di remix digitale.

Gli operatori di mercato chiamano la produzione di questi “creatori” User-Created Content o User-Generated Content (UUC o UGC in italiano contenuti generati/creati dagli utenti). E quando si parla di Web 2.0 ci si riferisce, oltre che ai Social Network, proprio a questo fenomeno di creazione di contenuti.

In linea teorica questo cambiamento ci porta da un mondo di consumatori per lo più passivi in cui i contenuti sono creati da pochi professionisti autorevoli ad un mondo formato da comunità di utenti sempre più attivi in grado di produrre e condividere per esempio video come su YouTube, di pubblicare notizie o di collaborare con altri utenti per riscrivere le enciclopedie on-line.

[1] Henry Jenkins, Cultura convergente, Apogeo, Milano 2007, p. 136.