Introduzione

Instagram è il social network dedicato esclusivamente alle immagini più diffuso al mondo, si basa sulla condivisione di contenuti/emozioni visuali, non di connessioni sociali. L’etimologia della parola è una combinazione di: “instant” parola che esprime il concetto di istantaneità, “telegram” che suggerisce un significato di importanza nella comunicazione. Questo social network ha subito vari cambiamenti nel tempo che successivamente sottolineerò nell’aspetto storico, ma uno degli aspetti più interessanti è quello legato alla pubblicità, che ad oggi, è diventato un fenomeno parecchio diffuso, con nuove figure nello scenario, come gli influencer.

Aspetto storico/sociologico

Il 6 ottobre 2010 viene lanciata l’applicazione gratuita, disponibile solo per dispositivi iOS,  successivamente disponibile anche per Android. Dopo l’acquisizione di Mark Zuckerberg, Instagram raggiunge 80 milioni di iscritti ed il 9 Settembre 2015 viene introdotta la possibilità di fare pubblicità all’interno dell’applicazione.
Fare pubblicità su Instagram vuol dire far sì che gli utenti, vedano nel proprio feed gli annunci «sponsorizzati» formati da immagine, testo e call to action. La pubblicazione della inserzioni su Instagram avviene utilizzando la piattaforma Power Editor di Facebook, il che significa collegare le due piattaforme e utilizzare le stesse opzioni e gli stessi strumenti di targhettizzazione di Facebook.
Grazie al successo che ha riscosso questo social, arrivando a 500 milioni di utenti giornalieri nel settembre 2017, molte aziende lo utilizzano per raccontare e trasmettere i loro messaggi e presentazioni.

Aspetto psicologico/patologico

Ormai è chiaro che i social network siano costantemente presenti nella vita di tutti i giorni, soprattutto in quella dei ragazzi; ho cercato allora di riflettere su cos’è che li spinge a cercare sempre questo tipo di “passatempo” e cosa provano quando navigano in essi. Questa riflessione richiama inevitabilmente in causa, la questione dell’identità e del riconoscimento: pensando a come oggi si muovono gli influencer in questo social, mi rendo conto di come questi, offrano costantemente dei modelli in cui identificarsi. La diffusione di un modello, che in questo caso, si sponsorizza, porta all’uso di ciò che viene pubblicizzato, poiché i ragazzi si identificano in quello, attraversando quello che si chiama identity worker, cioè lavoro di identità. Così facendo hanno la possibilità di crearsi un’identità, che però attenzione, è fasulla. È fasulla, poiché in realtà, dietro questa identità, si nasconde una persona che non riesce ad essere se stessa e non segue ciò che realmente desidera. In relazione a questo si collega anche la questione del riconoscimento che per i giovani di oggi è fondamentale: seguire un modello che è usato da tutti, significa essere riconosciuti dagli altri e questo non permette più di saper distinguere ciò che realmente piace, da ciò che invece viene fatto per omologarsi a qualcosa.

Aspetto educativo

Per quello che concerne l’aspetto educativo ho riflettuto su cosa questi post possano trasmettere.
Innanzitutto vorrei sottolineare il fatto che molti di questi post promuovono un’immagine di ragazzo/a sempre perfetta (molte volte con l’aiuto di modifiche) e trovo che questo faccia arrivare a chi le vede, un messaggio sbagliato. Oggi molte figure presenti nella vita dei ragazzi hanno standard troppo alti e si aspettano che questi, li raggiungano senza valutare i loro reali bisogni: genitori, insegnanti, allenatori, molto spesso utilizzano questa logica e se a ciò si aggiungono anche i messaggi trasmessi dai social, con ideali perfetti, il ragazzo si sente di dover portare sulle spalle un grosso peso, che non gli permette di far uscire realmente sé stesso. Mi sembra quasi allora che questo non si possa più definire moda ma che anzi, sia per loro un modo, un bisogno di sentirsi riconosciuti ed accettati.

Conclusioni

Concluderei quindi dicendo, che l’azione educativa deve muoversi in direzione opposta, cercando di spingere questi ragazzi a cercare realmente sé stessi, ad andare ad ascoltare i loro bisogni e seguire ciò che realmente  piace, senza sentire il bisogno di omologarsi. Il buon educatore, dovrà essere capace di valorizzare le risorse comunicative dei new media, non opponendosi ai social, ma al contrariò valorizzerà le potenzialità di questi ultimi, per poter stimolare l’adolescente ad affrontare questo mondo con riflessività.