Introduzione

Nel variegato panorama dei social-network, il quale scardina ogni confine spaziale e culturale, in cui i giovani utenti «non hanno più colore della pelle o genealogia precisa» (G. Fasoli), si stanno diffondendo in maniera sempre più capillare contenuti riguardanti il mondo del cosplay. Il termine cos-play deriva dall’abbreviazione dei termini inglesi costume e play, ed indica l’arte di realizzare e\o indossare il costume di un personaggio conosciuto, riproducendone gli atteggiamenti tipici in un’interpretazione. Da fenomeno di nicchia è presto divenuto globale e riguarda una fascia d’età molto ampia, che va dall’adolescenza alla vecchiaia.

Aspetto storico/sociologico

Il fenomeno del cosplay nasce in America e in Giappone, tra gli appassionati, negli anni ’70. I personaggi interpretati sono tratti principalmente da manga, anime, videogames, giochi di ruolo, libri, film, serie TV… L’esibizione del cosplay da parte dei cosplayers avviene preferibilmente durante fiere ed eventi dedicati.

Attualmente, però, il fenomeno ha assunto proporzioni notevolmente maggiori grazie ai nuovi social-network. Attraverso questi mezzi, si apre la possibilità di ricevere likes, condivisioni e commenti. La visibilità permette anche di acquisire fama, venendo ad esempio contattati come ospiti a fiere ed eventi internazionali, se si viene considerati influencer. In questi casi, l’attività può divenire fonte di guadagno: tramite store online si può iniziare a vendere gadget, stampe fotografiche autografate dei propri cosplay o costumi realizzati su commissione. Software house o case editrici chiedono inoltre di sponsorizzare i personaggi o i prodotti delle loro serie. Va specificato che, mentre in Giappone il cosplay è un vero e proprio business, in altre nazioni è un fenomeno in proporzione più ristretto.

Aspetto psicologico/patologico

Per la maggior parte dei cosplayers, quest’attività nasce come hobby legato ad una particolare passione per uno o più mondi fantastici derivati da manga, anime, libri, serie TV… Tramite il travestimento, si può interpretare un personaggio inesistente, uscendo dalla vita quotidiana per impersonare un ideale in cui ci si riconosce, o che rappresenta ciò che si vorrebbe essere. Nel cosplay, perciò, si assume una nuova identità, e si scopre l’appartenenza ad una community che condivide gli stessi propri interessi. Con l’avvento dei social-network, tuttavia, la questione della visibilità ha assunto un peso molto notevole, trasformando, per molti, un’iniziale possibilità di divertimento in una lotta per ottenere likes e fama. Inoltre, l’essere in grado, da dietro uno schermo, di commentare le foto di ciò che viene realizzato, permette spesso agli utenti dei social di esprimersi in insulti gratuiti ed accuse verso i cosplayers, sia per la qualità del loro lavoro, sia per l’aspetto fisico o l’immagine che danno di sé.

Aspetto educativo

È importante promuovere la sensibilizzazione al rispetto, innanzitutto per il proprio corpo e per il proprio : impersonare un personaggio immaginario dev’essere un’occasione piacevole e di divertimento, non può trasformarsi in un modo per vendere la propria immagine senza consapevolezza.  Secondariamente, è fondamentale educare al rispetto per l’altro: il fatto che una persona abbia realizzato un cosplay non giustifica nessun atto che la renda bersaglio di insulti e bullismo. Infine, il sano cosplay va riconosciuto come un grande stimolatore di creatività – in quanto la realizzazione richiede anche fatiche notevoli – e come un’arte che può permettere, al pari delle altre, l’espressione di sé e delle proprie capacità.

Conclusioni

Se, prima della capillare diffusione del web, fiere ed eventi erano occasioni per stringere amicizie ed apprezzare le realizzazioni altrui, con un filtro agli insulti dato dal trovarsi faccia a faccia con l’altro; i social-network aprono al rischio di commercializzare il fenomeno, rendendolo anche facile bersaglio per atti di velato bullismo. Si dimentica così la sua dimensione più importante: quella di ritrovarsi tutti insieme a celebrare una passione in comune, che può essere comunque diffusa in modo sano tramite i social, con l’educazione ed il rispetto per il lavoro e la creatività altrui.