Dov’è tuo figlio? Un recinto virtuale.

Introduzione

Per facilitare il lavoro del genitore sono state inventate delle applicazioni che rispondono alle domande “Dov’è tuo figlio?” e “Dov’è stato?”.

Aspetto storico/sociologico

I genitori possono scegliere tra varie applicazioni per controllare gli spostamenti dei figli a seconda delle loro necessità.

Alcune di queste sono:

  • Sms2WhereAreYou: dev’essere installata sul telefono che si vuole tracciare, sfrutta il sistema dei messaggini; al genitore basterà inviarne uno al telefonino del figlio per ricevere il luogo esatto(via e città) in cui si trova quel cellulare. È un applicazione a pagamento (costa circa 6€).
    Inoltre, è possibile attivare, da remoto, la navigazione del browser del cellulare ad un indirizzo web. Tutte le funzioni si attivano solo se il testo contiene una password predefinita dall’utente.
  • Footprints: i genitori possono sapere, in tempo reale, dove si trovano i figli, ma anche dove sono stati in precedenza. Possono anche scegliere di venire allertati quando il telefonino sotto osservazione (e quindi il figlio) si muove fuori da un’area preimpostata ed attivare dei sensori di movimento che avvisano ogni volta che il soggetto sotto osservazione si mette in movimento.
  • SecuraFone: la sua particolarità è relativa al fatto che se il figlio si ribella e decide di spegnere il telefono, l’applicazione avvisa immediatamente i genitori mandando l’ultima posizione registrata e mostra la cronologia delle posizioni fino a 90 giorni.
  • Nilox Bodyguard: è uno smathwatch che permette di restare sempre in contatto con i propri bambini e monitorarne i loro movimenti. Bodyguard integra infatti una SIM che permette di chiamare dei numeri preimpostati e di ricevere telefonate ed SMS; è inoltre possibile localizzarlo tramite un’app dedicata, ovunque ci sia copertura GPS. L’app non solo permette il live tracking e la localizzazione, ma anche di identificare delle aree protette ed essere avvisato nel momento in cui Bodyguard entra o esce dall’area selezionata.

Aspetto psicologico/patologico

Le cause di questo comportamento opprimente, da parte della madre verso il figlio, sono varie; inoltre è necessario dire che non tutti i soggetti funzionano alla stessa maniera, ovvero, per comprendere le cause specifiche bisognerà analizzare caso per caso, perché stiamo trattando con “materiale” umano. Dunque, utilizzerò degli stereotipi e in particolare analizzerò la figura materna.  Detto questo, tornando alle cause, quelle che ho individuato sono: il narcisismo secondario e il rapporto simbiotico.

2.1 Il narcisismo secondario

Nella nostra società è stato dato molto spazio al narcisismo, in quanto essa non stimola il ragazzo e l’adulto a maturare, li lascia nel loro individualismo. Questo significa che l’uomo, come soggetto, è sempre al centro della situazione, esiste solo lui; in altre parole si può dire che non fa, perché non è in grado o perché non vuole, passi indietro per il bene dell’altro.
Anche le mamme vivono questo; ciò significa che non vivono in funzione dei bisogni del bambino, ovvero per renderlo indipendente e autonomo, di conseguenza libero; ma vivono il figlio sul piano del godimento, si sentono realizzate come donne solo come madri.

La madre “matura” riceve gratificazione indiretta: si sente realizzata nella realizzazione della famiglia e dei figli mettendosi da parte, lasciando spazio all’altro. Se è vero quello che è stato detto qualche riga più sopra, la madre che si trova all’interno del narcisismo secondario, non è una madre “matura”.
Entrambi i genitori, in particolare però la madre, utilizzano i figli non tanto come soggetti ma come oggetti dei loro bisogni narcisistici.
Una provocazione potrebbe essere: Come può la società educare i genitori, ma ,in primis, i ragazzi ad uscire dall’individualismo e di conseguenza dal narcisismo secondario?

2.2 Rapporto simbiotico

Si ha una simbiosi quando due o più persone si comportano come se formassero un’unica persona. L’amore serve per soddisfare le paure dell’Io. In queste situazioni, si crede che senza l’altro (come la madre, il figlio o il proprio partner) si riesce a fare poco o addirittura nulla; senza la presenza dell’altro si potrebbe perfino morire. Questo comporta che il soggetto non possa diventare se stesso.

Analizzando il rapporto simbiotico, all’interno del gruppo familiare, se ne possono trovare le cause delineando la figura della madre. La sua identità si può definire incompiuta, in quanto, riesce a sentirsi realizzata come donna solo come madre, spesso assume la parte della madre che manipola il figlio, meglio ancora se maschio, utilizzando sia strategie aggressive, sia seduttive (sentimentaliste); anche il padre ha un ruolo in questo rapporto, in quanto non è riuscito a intromettersi e di conseguenza a tagliare il rapporto e facendo così non pone il figlio nelle condizioni di entrare nella fase edipica. Non è riuscito ad assumere un ruolo autorevole, ha preferito essere un padre-amico o padre-assente.

Aspetto educativo

Dal punto di vista educativo, l’ossessione del controllo da parte dei genitori cerca di evitare che il figlio possa adottare dei comportamenti che potremmo definire devianti; oppure facendo così i genitori credono di riuscire a non essere “fregati” dai figli; Ma siamo sicuri che funzioni esattamente così? Certamente quello che si ottiene da questi atteggiamenti è che si va a ledere il rapporto di fiducia.
Partendo dal presupposto che fidarsi dei figli sia un’azione necessaria per la loro educazione, rispetto a quella di negare loro la libertà, come si può recuperare questo rapporto?
Favorendo le interazioni fiduciarie basate «sull’ascolto, il riconoscimento reciproco e il confronto. Tali interazioni potranno promuovere il senso di responsabilità, l’aiuto reciproco e la cooperazione che permettono la costruzione comune di identità.» (Pozzobon Andrea, Lo sviluppo delle relazioni di fiducia come pratiche per la costruzione di identità individuali, familiari e collettive,2017,16).

Inoltre, il rapporto di fiducia permette di mettersi in gioco; la possibilità di essere “fregati” esiste ma all’interno del rapporto familiare ci si può lavorare. Nell’educazione bisogna tenere in conto che non si può evitare questo rischio e il fallimento, semplicemente si deve riflettere se ne vale la pena.

Conclusioni

Tutte le applicazioni analizzate rispondono al bisogno importante di sapere dove si trova il proprio figlio; tuttavia questo bisogno a volte risponde al narcisismo della madre o al suo desiderio di riconoscimento e va a rovinare il rapporto di fiducia che c’è all’interno della famiglia.
Se si vuole educare il figlio a dei valori, il genitore dovrà prendere in considerazione il fatto di doversi mettere in gioco senza paura di fare fatica e di rischiare in modo tale da trasmettere al figlio un senso di responsabilità.