Introduzione

Questo ormai noto termine inglese – tradotto in italiano con «notizie false» – designa tutti quei messaggi il cui contenuto è inventato, ingannevole o distorto per fini pubblicitari o politici, con particolare riferimento alle notizie che circolano in Rete. È necessario sottolineare che fake news è una categoria ambigua in quanto raggruppa una grande varietà di elementi: errori giornalistici, notizie non verificate, bufale create ad hoc, satire, teorie del complotto, propagande ideologiche e opinioni faziose.

Proprio a causa di tale eterogeneità eminenti giornalisti – in primis Margaret Sullivan del Washington Post – hanno recentemente proposto l’abolizione di questo termine eccessivamente vago e quindi fuorviante.

Aspetto storico/sociologico

Sebbene la tentazione di manipolare la verità a proprio vantaggio abbia un’origine antichissima, messa in luce già dai Greci in relazione alle derive demagogiche della parresia e dell’isegoria, la diffusione di fake news è aumentata esponenzialmente (in numeri e importanza) con l’avvento di Internet e la conseguente rivoluzione dell’informazione. Non ci stupisce dunque che «fake news» sia stato eletto termine dell’anno 2017 dal Collins Dictionary: la società attuale infatti può essere definita – soprattutto dopo le celebri menzogne che hanno accompagnato la guerra in Iraq, la Brexit e non ultima la vittoria di Donald Trump – come l’era della post-verità, caratterizzata da una vita pubblica in cui i fatti obiettivi hanno minore influenza nel processo decisionale rispetto all’emotività e alle credenze personali.

Sebbene la liquidità che contraddistingue il nostro tempo stia dissolvendo ogni immutabile verità, al suo interno tuttavia è in corso un processo di difesa dalle fake news: la black list del blog Bufale.net, The Trust Project (un consorzio di 75 rinomate testate editoriali in difesa dell’Etica del giornalismo) e la recente creazione, ad opera della Commissione Europea, di una rete indipendente di fact-checkers sono alcuni esempi di lotta per l’accessibilità a una corretta informazione.

Aspetto psicologico/patologico

Nel contesto attuale, in cui il paradigma epistemologico dominante – quello tecnico-scientifico – offre solo verità provvisorie e la certezza del cambiamento, il relativismo disorientante trova terreno fertile. La manipolazione del vero finalizzata a scopi economici e demagogici trova poi un alleato incomparabile nei nuovi media digitali che consentono una diffusione istantanea e capillare delle notizie. Le informazioni riguardanti i gusti degli utenti, che in particolare i social network rendono accessibili, vengono utilizzate per influenzare l’opinione pubblica, assecondando i pregiudizi, facendo leva sull’emotività e blandendo l’ansia della precarietà con illusorie rassicurazioni.

Aspetto educativo

Anche se le ultime analisiregistrano che il 54% degli utenti dubiti della veridicità delle notizie on-line, l’educatore post-digitale ha il compito di fornire gli strumenti per difenderci dalla disinformazione (deliberata creazione di notizie false) e dalla misinformazione (diffusione involontaria di notizie false): saper riconoscere i clickbait e i troll, diffidare dei titoli ad effetto, controllare attentamente le fonti dell’informazione, confrontandone più di una.

Conclusioni

Ammesso e non concesso che ormai non vi siano più fatti ma solo interpretazioni, il dilagante fenomeno delle fake news impone a ciascuno di noi l’urgenza di armarsi di pensiero critico e di cautela per non divenire facile preda della retorica mistificatoria. D’altra parte, se la libertà di parola permessa dalla Rete non viene rivolta alla condivisione responsabile di notizie, diveniamo tutti – più o meno consapevolmente – sofisti digitali. Nella cauta attesa dell’autocorrezione del sistema informatico, non ci resta che prenderci il tempo per leggere e riflettere.

 

1Digital News Report 2018 (Reuters).