Introduzione
Nell’era digitale il tema della privacy è fortemente discusso.
Nel web e in particolare nei social network, tutto ciò che viene reso pubblico è destinato a rimanere all’interno del mondo virtuale, a disposizione di chiunque.
Spesso si verifica la situazione nella quale un utente si penta di aver condiviso informazioni personali e cerchi di eliminare ogni traccia, senza però riuscirci la maggior parte delle volte. Ciò dimostra come la correlazione tra la libertà concessa da internet e il diritto alla privacy, che dovrebbe essere assicurato a ciascun utente, sia poco attuabile.
Aspetto storico/sociologico
Nell’era della social- generation, all’interno della quale vi è un intreccio tra mondo reale e ambiente virtuale, i dati personali dei cittadini dovrebbero godere di maggior protezione, affinché il singolo possa controllare le informazioni che lo riguardano (potendole modificare o cancellare).
Stiamo parlando di diritti che vadano a tutelare il cosiddetto diritto all’oblio, che si esprime nel diritto per l’utente di far cessare il trattamento dei propri dati, scomparendo così da tutti i siti internet, social network etc. che ha attraversando. Invece, non vi sono tasti per eliminare quanto messo in precedenza in un social media; non esiste un modo per uscire dalla memoria sociale.
Aspetto psicologico/patologico
Alcune informazioni quali età, stato civile e domicilio di un dato utente presenti on-line, risultano essere preziose per le compagnie che si occupano di pubblicità, che hanno così l’opportunità di identificare potenziali clienti, ma anche per i criminali informatici che hanno l’occasione di individuare nuove vittime.
In questo contesto evidente è il fatto il diritto all’oblio sia difficile da far rispettare in un ambiente privo di autorità come è quello della rete, dove operano soprattutto motori di ricerca, che non conoscono limitazioni nell’acquisizione e nell’utilizzo di dati e informazioni personali degli utenti.
Aspetto educativo
Per sfuggire alle minacce comportate dalle diverse innovazioni tecnologiche di quest’epoca, soprattutto in riferimento al trattamento di dati personali, indispensabile è sviluppare o accrescere un’adeguata alfabetizzazione informatica, informarsi sulle insidie che può nascondere un uso troppo disinvolto di internet e in particolare dei social media, e maturare così un’etica nuova, che si basi su un principio di responsabilità.
A tal proposito, Antonello Soro, presidente del Garante per la protezione dei dati personali, in occasione della Giornata europea per la protezione dei dati personali tenutasi nel 2014, sosteneva che:
«è di estrema importanza la risoluzione approvata nel novembre 2013 dall’ONU proprio sul tema della “Privacy nell’era digitale” con la quale si invitano gli Stati membri a operare per prevenire le violazioni del “diritto umano alla privacy” e si sottolinea la necessità che nel mondo on-line i diritti debbano godere della identica tutela offerta loro nel mondo reale. (…) L’obiettivo è quello di impegnare i Governi affinché venga assicurata particolare protezione ai minori e garantita una formazione permanente degli educatori sui rischi della tecnologia, che deve sempre promuovere il rispetto degli utenti.»
Conclusioni
Attualmente, non si è in grado di garantire il rispetto delle norme poste a tutela della privacy dei singoli quando si naviga in rete. Tuttavia, un’adeguata protezione dei dati si pone come garanzia affinché le nuove tecnologie, necessarie per agevolare lo scambio di informazioni e conoscenza, non si traducano in strumenti perversi e potenzialmente lesivi.
Necessario, da parte dell’opinione pubblica è il fatto di cogliere realmente la differenza tra mondo reale e virtuale, e di saper auto- proteggere la propria privacy, così che non vi sia un’invasione della sfera privata dal web.