Introduzione

Con l’avvento dei primi computer, l’espressione “hacker” rimandava a persone particolarmente capaci, in grado di riscrivere parti dei kernel dei sistemi operativi, con l’obiettivo di migliorarne il funzionamento. La seguente ricerca ne interroga le attuali finalità alla luce di una desunta “Ri-significazione” del termine.

Aspetto storico/sociologico

Gli hacker hanno sempre dimostrato un’elevata abilità nell’individuare soluzioni originali e percorsi alternativi a problemi talvolta considerati aporetici. Con il trascorrere del tempo, tuttavia, il significato originale del termine è apparso insufficiente a descrivere la vastità di operazioni compiute in ambito informatico, dalla violazione dei sistemi di sicurezza scarsamente protetti, al furto d’informazioni sensibili, alla realizzazione di programmi “infetti” detti malware progettati per danneggiare i sistemi operativi. A causa dei reati commessi, e della gravità delle violazioni perpetrate ai danni di privati e istituzioni, il termine “hacker” ha assunto contorni sempre meno chiari, la conseguenza di tutto ciò è stata l’apparizione di tre nuovi termini: “black hat” (nel caso di cybergcriminali), “grey hat” (per descrive violazioni, assimilabili a reati minori) e “white hat” (in riferimento ad azioni operate nella legalità, mirate a migliorare i sistemi di protezione).

Aspetto psicologico/patologico

Il passaggio da piccoli atti di pirateria al riconoscersi un hacker, è dovuto a un processo assimilabile all’insorgere prima e al cronicizzarsi inseguito di una dipendenza da alcol o da droghe. Stando al rapporto di Europol frutto dello studio di Mary Aiken, cyber-psicologa forense, per un adolescente diventare un hacker è dunque piacevole come il ricorrere all’abuso di sostanze stupefacenti. La ragione che spinge i giovani a commettere atti di pirateria non è tanto la mancanza di sorveglianza da parte delle autorità, ma l’idea di poter eludere quest’ultima attraverso il sottile meccanismo della “sfida”.

Aspetto educativo

L’ambiente scolastico potrebbe essere il contesto giusto dove promuovere un percorso di tipo preventivo, ma soprattutto uno spazio fisico nel quale attuare una “Ri-capacitazione”, indirizzando ad esempio le competenze pre-acquisite, verso un progetto finalizzato alla creazione di un software per la verifica delle prestazioni di un sistema operativo o per il controllo di una periferica, sarebbe auspicabile che suddetta proposta fosse rivolta ad un gruppo di studenti e non destinata alla speculazione individuale.

Conclusioni

Sebbene nel corso degli anni il termine “hacker” abbia assunto nuovi significati, continua ad esprimere una polarità, che va colta come mandato per interrogare il presente ed aprirsi a soluzioni originali e alternative.