Introduzione

La porno-dipendenza è una forma di compulsione altamente in crescita negli ultimi decenni. Questo fenomeno, che consiste nell’abuso di materiale pornografico, è legato, infatti, all’avvento della rete, che ha reso l’accesso ai siti pornografici facile ed anonimo. Internet e il deep web sono, infatti, per la maggior parte, contenitori di materiale Hard e ciò è confermato dalla portata economica dell’azienda del porno che conta miliardi di dollari all’anno. La figura del porno-dipendente è quindi colui che è caratterizzato da una compulsione nei confronti della fruizione di materiale sessualmente esplicito. Non si tratta dunque di un disturbo del sesso, anche se ad oggi la porno-dipendenza è stata inserita nel Manuale Diagnostico DSM V, come voce secondaria nell’insieme dei disturbi di natura sessuale.[1]

[1] Francesca Cilento, PORNODIPENDENZA: COME SI RICONOSCE? in «Crescita-personale.it» http://www.crescita-personale.it/salute-sessuale/956/pornodipendenza-come-si-riconosce/8943/a

Aspetto storico/sociologico

Fino agli anni ’50 il materiale pornografico era reperibile esclusivamente nella forma cartacea e vi si poteva accedere nelle edicole delle zone malfamate delle città. Ciò comportava che colui che avesse voluto usufruirne avrebbe dovuto esporsi in prima persona, muovendosi anche fisicamente per raggiungere il punto vendita. L’emergere della pornografia, cosi come oggi la intendiamo, va inserita all’interno della rivoluzione culturale degli anni Sessanta. Negli anni ’60,[1] infatti, inizia, a svilupparsi in Occidente un dilagato dissenso e una tendenza sovversiva verso il sistema sociale fino ad allora consolidato e la pornografia si fa portavoce dei principi di libertà sessuale che caratterizzano la controcultura emergente. Il connubio fra cinema e pornografia che si va a creare negli anni ’70, infatti, ha forte valenza politica ed assume tendenze estreme, facendo leva su una possibile legittimazione culturale della sessualità libera. A seguire, negli anni ’80, vi è l’avvento della videocassetta e ciò modifica la prospettiva culturale della pornografia, perché essa viene confinata e limitata alla fruizione casalinga. Inoltre, si vanno a ridurre le trame narrative dei filmati, concentrandosi esclusivamente sulla messa in scena dell’atto sessuale. Ma è dagli anni ’90 in poi, con l’avanzata della rete e dei nuovi mezzi di comunicazione, che la pornografia ha fatto la sua ascesa al punto che il porno softcore si è completamente insinuato nella nostra cultura di massa.[2] Da quando la dimensione della rete si è imposta come mezzo di diffusione del materiale pornografico, la fruizione dello stesso è andata via via aumentando. La visione di materiale hard viene, infatti, considerata e percepita come una modalità per rilassare la mente del soggetto, sottoposta ad uno stress che si è fatto sempre più presente ed incalzante in tutti gli ambiti di vita.[3] Dall’altro lato, tuttavia, la pornografia può rendere l’uomo protagonista di una nuova dipendenza emergente, che lo fa a tutti gli effetti schiavo del porno.

[1] Per l’excursus storico cfr. Pietro Adamo, Il porno di massa. Percorsi dell’hard contemporaneo, Raffaello Cortina Editore, 2004

[2] Pamela Paul, Pornopotere. Come l’industria porno sta trasformando la nostra vita, Orme Editori, 2007

[3] Ivi p.55

Aspetto psicologico/patologico

Il consumo patologico di materiale pornografico è al centro di un dibattito da parte degli psicologi; alcuni lo definiscono come una forma di compulsione, altri come una droga; ma in ogni caso è certo che il porno, sempre più violento e misogino, causi nelle persone che ne usufruiscono in maniera smoderata implicazioni per la salute emotiva, fisica e mentale[1]. Come riporta la S.I.PA.C[2], il porno-dipendente va oltre il limite dell’eccitazione momentanea, trascorrendo anche 10/12 ore consecutive nella visione d’immagini pornografiche, isolandosi dalla dimensione sociale e dai suoi impegni quotidiani. Al termine dell’uso, il soggetto si sente frustrato e deluso da sé stesso per le immagini visionate e per il tempo perso, non riuscendo tuttavia a smettere di ricaderci (lack of control[3]). A livello psichico, si assiste al progressivo calo della fiducia in sé stessi, oltre all’incremento di rabbia, noia e forte stress. Anche a livello relazionale, ci sono delle conseguenze riguardanti l’accrescersi dell’incomunicabilità con la propria partner (a causa anche di un atteggiamento aggressivo e distaccato del soggetto che ne fa uso), l’incapacità a gestire la sessualità al di fuori della pornografia e meno produttività sul lavoro a causa della stanchezza.[4]

[1] Dipendenza da pornografia in «S.I.I.PA.C», <http://www.siipac.it/dipendenza-da-pornografia/> (11.09.2017)

[2] Società italiana intervento patologie compulsive

[3] Gli elementi che caratterizzano la presenza della dipendenza sono 4: il “Craving” , cioè l’impulso irrefrenabile a porre in atto il comportamento patologico, il “Lack of control”, cioè la perdita totale di controllo, la tolleranza, cioè la necessità di aumentare le dosi per il raggiungimento del “benessere” e, infine, l’astinenza, ovvero la sofferenza psicofisica quando si sperimenta la mancanza del comportamento, cfr. Programma Terapeutico Multimodale Integrato della S.I.I.Pa.C in «S.I.I.PA.C», <http://www.siipac.it/attivita-terapeutiche/>

[4] Giovanna Maria Nastasi, PORNO DIPENDENZA, UNA VERA PATOLOGIA? in «centro di psicologia e psicoterapia Nastasi», <http://www.giovannamarianastasi.com/porno-dipendenza-una-vera-patologia.html>

Aspetto educativo

Per quanto riguarda l’aspetto educativo, la pornografia patologica mina le capacità relazionali del singolo e la sua stessa identità, in quanto la dipendenza disgrega l’immagine che il soggetto ha di sé, attraverso l’interiorizzazione del giudizio negativo dato da sé stesso e dagli altri.[1] Appare necessario ripensare l’educazione alla sessualità, data la diffusa esposizione degli adolescenti al materiale pornografico, in età sempre più precoce.[2] Si potrebbe, ad esempio, usare un approccio diverso, partendo  dalle stesse immagini pornografiche per definire insieme ai ragazzi (e a partire dalle loro domande) come avviene la relazione tra i due sessi oggi, così come ci viene presentata dalla pornografia.[3] Dal dato, si potrebbe lanciare un mandato, cioè un appello alla responsabilità dei ragazzi, nel prendersi carico della relazione affettiva con l’altro sesso secondo una dinamica Io-tu[4] e non certo Io-esso, all’insegna del riconoscimento reciproco nell’amore.

[1] Dipendenza da pornografia in «S.I.I.PA.C», <http://www.siipac.it/dipendenza-da-pornografia/> (11.09.2017)

[2] Secondo una ricerca del febbraio 2016 a carico del Telefono Azzurro Onlus, in unione con Doxakids, sulla base di 600 ragazzi di età compresa fra 12 e 18 anni, il 22% dichiara che i siti pornografici vengano visitati molto dai ragazzi di questa età, il 51% risponde abbastanza, il 21% poco, il 7% niente. Secondo un altro recente studio redatto dalla Middlesex University, e dal Children’s Commissioner for England, ormai circa il 53% dai ragazzi da undici a sedici anni naviga tranquillamente nei siti porno, e la quasi totalità (94%) ha iniziato la navigazione dall’età di quattordici anni.

[3] Cfr. Federica Molteni, L’importanza di chiamarsi Porno, Educazione sessuale. in «Cultura Emotiva, la psicologia si racconta» <https://culturaemotiva.it/2017/limportanza-chiamarsi-porno-educazione-sessuale/> (06.11.2017)

[4] Come riporta Fasoli, per una pedagogia di nuovi stili di vita digitali, è necessario ritrovare sia on-line che off-line (e quindi on-life) i contorni dell’alterità, affinché l’adolescente possa svilupparsi grazie alla relazione autentica con l’altro negli ambienti di vita quotidiana e possa trovare anche all’interno della dimensione social uno spazio comunitario, non all’insegna dell’individualismo ma del riconoscimento reciproco. Cfr. Giovanni Fasoli, Educatore riflessivo. Tra on-line e on-life, libreria universitaria edizioni, 2016

Conclusioni

Ad oggi la porno-dipendenza deve ancora essere studiata in modo meticoloso ma è al centro di un forte interesse da parte della comunità scientifica. Data l’età precoce in cui i giovani si avvicinano alla pornografia, si auspica un incremento e proseguimento degli studi riabilitativi e preventivi circa il fenomeno patologico che ne può conseguire e una presa in carico del problema anche a livello sociale e politico. Essendo la pornografia, infatti, la fonte predominante e primaria a cui i ragazzi attingono per scoprire la sessualità, è necessario che siano i genitori, ma anche la stessa comunità, a farsi carico di una trasmissione sana del valore della sessualità alla switch generation, affinché gli adolescenti non si sentano soli nella scoperta della propria identità sessuale e non assumano dalla pornografia una visione distorta ed inverosimile della relazione fra i due sessi.