Introduzione
Con il termine “photoshoppare” si definisce l’azione che fanno tutte quelle persone che usano PHOTOSHOP; cioè che modificano immagini digitali utilizzando questo programma di fotoritocco.
Ad Adobe, tuttavia, non piace l’uso del termine “photoshopped” perché il nome del software di fotoritocco è un marchio registrato e non un verbo. La software house spiega che è sbagliato dire: “Questa immagine è stata photoshoppata” ma bisognerebbe dire: “Questa immagine è stata migliorata con il software Adobe Photoshop.”
Aspetto storico/sociologico
PHOTOSHOP è un software che è stato creato nel 1987 dai fratelli Knoll per agevolare il lavoro del padre fotografo. Inizialmente si chiamava Display e visualizzava immagini costruite in scala di grigio su monitor in bianco e nero. Successivamente riscrissero Display per essere operativi anche a colori e John Knoll scrisse anche gli editing che diventarono poi filtri.
Con l’idea di una futura commercializzazione cambiarono il nome in Photoshop, e finalmente nel 1990 il sig.Brown, direttore creativo di Adobe, vide in Photoshop il prodotto giusto.
Negli anni il software ha avuto diversi upgrade, ma ultimamente lo sviluppo è stato più complesso. Ad oggi Adobe si sta concentrando per rendere l’utilizzo più semplice e i processi più fluidi e intuitivi.
Adobe Photoshop ha un proprio formato di file grafico il PSD che è in grado di salvare un’immagine completa di tutti i livelli così da poter essere poi lavorabile nelle fasi successive. Anche se il trasferimento non è poi così agevole per le sue dimensioni e necessita di una connessione veloce.
Aspetto psicologico/patologico
Fenomeno “confronto verso l’altro” (Festinger 1954) “incerti su noi stessi e sul valore della nostra immagine ci rivolgiamo ai modelli irrealistico proposti dai media per individuare un modello di eccellenza a cui tendere senza tuttavia poterlo raggiungere”
L’uso di Photoshop nelle foto crea persone (uomini e donne) esemplari proposti come modelli vincenti, di successo e di felicità.
Queste immagini creano in chi le guarda un forte impatto emotivo e mostrano una realtà distorta/falsa che molto spesso alimenta frustrazione e insoddisfazione verso il proprio corpo, quello reale e in carne ed ossa, così distante da quello della foto.
Quando questi aspetti oltrepassano i limiti imposti dalla società diventano PROBLEMATICI
I corpi perfetti proposti dai media, con una magrezza irrealistica e irraggiungibile, causano una diminuzione dell’autostima in quelle fasce della popolazione più debole, soprattutto tra gli adolescenti.
Questa perdita di autostima fa cambiare l’atteggiamento nei confronti dell’alimentazione e molto spesso contribuisce allo sviluppo di patologie alimentari; questo per il desiderio di vedersi e farsi vedere diversi da quello che si è.
I modelli delle copertine sono in realtà persone con corpi così definiti normali, ma che per le case di moda e i servizi pubblicitari/giornalistici non sono mai abbastanza. Possiamo dire che l’obiettivo dei media è quello di costruire delle nuove identità più forti, correggendo kg di troppo, cellulite, e smagliature si arriva quindi ad alterare la vera immagine solo per mostrare un fisico migliore.
Questi corpi vengono quindi vetrinizzati, scambiati come merce retribuita con un unico scopo: la risposta dei consumatori deve essere sempre positiva.
Aspetto educativo
Il soggetto ha bisogno di un supporto presente nei momenti di difficoltà, bisogna soprattutto aiutare i ragazzi a valorizzare il proprio corpo ,accettando i difetti di ognuno, mantenendo sempre un buon dialogo con i ragazzi soprattutto durante la fase adolescenziale.
Conclusioni
C’è ancora molto lavoro da fare, anche se già da qualche anno alcuni stati si stanno muovendo per tutelare le fasce più deboli.
Dal 2014 AERIE noto marchio di intimo americano ha lanciato una campagna pubblicitaria con l’obiettivo di sostenere l’autostima delle donne, ad accettare e valorizzare il proprio corpo eliminando il fotoritocco dalle foto delle proprie campagne pubblicitarie con modelle di tutte le taglie.
In Francia con il provvedimento “POI MANNEQUIN” si obbliga tutte le case di moda a presentare il certificato di buona salute fisica prima di sfilare. Sempre in Francia dal 2 Ottobre c’è la legge che obbliga ad accompagnare con la dicitura “photographie retouchee” (fotografia ritoccata) le foto che hanno subito l’intervento di photoshop.
In Spagna dal 2006 non si consente a modelle con IMC inferiore a 18 bi di sfilare.
L’American Medical Association ha adottato una nuova politica per incoraggiare le associazioni pubblicitarie a collaborare con organizzazioni che si occupano di salute dei bambini e adolescenti a sviluppare linee guida per le pubblicità che scoraggerebbero l’alterazione delle fotografie.