Con il termine pro-Ana, usualmente legato al termine pro-Mia o Ana-Mia, si indicano tutti quei siti, blog, forum, che caldeggiano un atteggiamento propositivo verso l’instaurarsi del disturbo alimentare o il suo perpetuarsi nel tempo. La prolificazione di tali siti, in aumento già nel 2008 del 470% e che oggi occupano più di 300mila voci nel web, si muove in un’area apparentemente “grigia”: ad una prima osservazione alcuni di questi siti paiono luoghi di scambio positivo verso la cura del disturbo, quando offrono, al contrario, i cosiddetti tips (trucchi) su come intraprendere la tortuosa e dolorosa via della malattia o su come riuscire a protrarla nel tempo, nel nome della thinspiration (uno tra i tanti siti è prothinspo). Approdati anche nei social network (tra cui Instagram in primis, cui seguono Facebook, Twitter e in nuce anche YouTube), moltissime ragazze anoressiche, portavoce del ‘movimento’ pro-Ana, si scambiano informazioni, si sostengono l’un l’altra nella strenua lotta per la magrezza ad ogni costo, guidate dai cosiddetti 10 comandamenti (“se non sei magra non sei attraente”, “Non puoi mangiare senza sentirti colpevole”, “Essere magri e non mangiare sono simbolo di vera forza di volontà e autocontrollo”) che si accompagnano alla legge di Ana (“[…] Taglierò o comunque punirò il mio corpo, perché è sempre stato troppo; Cercherò di essere magra e perfezionerò Ana come mia sorella; Sosterrò altre come me; Difenderò le altre Mia; Sarò perfetta.”).
Ma quindi, cosa spinge ragazzi e ragazze anoressiche a visitare e frequentare questo mondo virtuale di morte? Possiamo riscontrare due direttrici, io credo, che inducono le farfalle dell’anoressia a frequentare i siti pro-Ana:
• siti pro-Ana come luogo dove ricercare informazioni riguardo a come perdere peso o a come mantenere ed eventualmente rafforzare il proprio disturbo, spinte dal desiderio di svanire o, meglio, di urlare a gran voce attraverso il vuoto del loro corpo;
• siti pro-Ana come comunità, uno spazio morbido dove le ragazze si sentono capite e percepiscono di far parte di un gruppo come loro, con i loro stessi obbiettivi e desideri. In tal senso il sito pro-Ana diviene luogo di condivisione e comprensione di qualcosa altrove non capito e demonizzato. Il concetto di peer to peer è qui essenziale: nella fase adolescenziale il gruppo di pari è il punto di riferimento paradigmatico per superare i compiti dello sviluppo e per il costruirsi di una propria identità. Ecco che quindi i siti pro-Ana potrebbero costituire una minaccia importante nella costruzione di un Sè sano, con la conseguente attribuzione della propria identità al disturbo alimentare.
Concludendo, infine, penso ancora che molto si debba meditare sul profilo di questi siti di morte, partendo forse da ciò che diceva Hannah Arendt: gli esseri umani non sono fatti per morire, gli esseri umani sono fatti per nascere, non sono fatti per finire ma per cominciare.

Bibliografia:
“Anoressie contemporanee. Dal digiuno ascetico al blog Pro-Ana”, Giorgia Margherita
“Magre da morire”, Albina Perri

Sitografia:
http://www.stateofmind.it/2013/02/pro-ana/
http://www.stateofmind.it/2011/09/eced-2011-la-lotta-contro-i-pro-ana-o-la-lotta-pro-self-dove-dirigere-le-risorse/
http://laurafreberg.com/blog/?p=197
http://news.bbc.co.uk/2/hi/health/3580182.stm
http://laurafreberg.com/blog/?p=464

Video: (trailer del film “La ragazza di porcellana”)

https://m.youtube.com/watch?v=4TyNkxbI7YY