Introduzione

La pubblicità comportamentale online (nota anche come “pubblicità basata sugli interessi”) è una modalità che consente di inviare messaggi pubblicitari sui siti web che visitiamo in modo mirato rispetto alle nostre esigenze e i nostri interessi.

Per fare questo le agenzie di marketing usufruiscono delle tracce che ogni  web-surfer lascia dietro di sè quando naviga in internet e in base agli interessi che l’utente manifesta inviano annunci specifici.

Aspetto storico/sociologico

Nel 1994 cominciarono ad essere pubblicati i primi annunci, molto diversi però da quelli che conosciamo oggi .Inizialmente i messaggi venivano erogati casualmente senza aver individuato con precisione il proprio pubblico, ma in questo modo più del 40% dei messaggi veniva sprecato perché non era interessante per chi lo visualizzava.

Negli ultimi anni si è si è pensato di analizzare gli interessi del navigatore attraverso i comportamenti che manifesta durante la navigazione in modo da poter avere un profilo il più dettagliato possibile e quindi potergli inviare un messaggio chiaro e in linea con le sue esigenze. Così nasce il behavioural marketing.

Queste strategie di marketing comportamentale sono realizzate dai maggiori player della ricerca online (Google, Bing, Yahoo) e dai più grandi portali multitematici

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Aspetto psicologico/patologico

La pubblicità comportamentale ha come obiettivo fondamentale quello di vendere dei prodotti e quindi il suo scopo è quello di catturare l’interesse dell’utente. Per convincere l’utente a cliccare sull’inserzione è importante che l’ annuncio  si trovi al posto giusto nel momento giusto. E se anche questo non dovesse avvenire immediatamente la prima volta gli annunci saranno poi proposti ad intervalli regolari agli utenti che acconsentono alla ricezione della pubblicità personalizzata (opt-in) e che non vi rinunciano esplicitamente (opt-out).

Aspetto educativo

In base alla  legislazione europea gli utenti devono avere la libertà di scegliere se ed in che misura autorizzare l’installazione di cookies nei propri terminali ed il conseguente trattamento dei propri dati personali. In realtà però si tratta di una “falsa libertà”. Solitamente, infatti, l’utente medio, da un lato, non legge le privacy policy sui siti Internet (o, se lo fa, difficilmente ne comprende pienamente il significato) e dall’altro, vi è una radicata tendenza ad accettare passivamente qualsiasi cosa pur di arrivare rapidamente al contenuto desiderato. Il problema che sorge  è che, in assenza di un livello di consapevolezza adeguato, lasciare agli utenti la facoltà di definire il limite di ciò che è socialmente accettabile può produrre risultati tutt’altro che desiderabili in termini di tutela della privacy. Bisogna considerare che in tutto questo esiste il rischio che, dietro tali annunci, possano nascondersi software malevoli o tentavi di pishing.

La cosa più importante da fare è, quindi, educare ad informarsi sui reali rischi e sul modo migliore per proteggere la propria privacy. Educare quindi ad una consapevolezza delle proprie scelte, soprattutto quando si naviga nel modo virtuale. In tutto questo sarà necessaria una maggiore attenzione nei confronti dei bambini.

Conclusioni

La pubblicità comportamentale fa in modo che riceviamo messaggi pubblicitari il più possibile in linea con i nostri interessi, ma per fare questo deve avere a disposizione informazioni relative al nostro stile di vita ed è qui che sorge la questione della tutela del diritto alla privacy.
È importante informarsi ed essere coscienti di quali sono i dati che possono venire divulgati a fini commerciali, valutando quali possono essere i relativi vantaggi e i rischi.