Introduzione

Quante volte capita di ascoltare una canzone in radio mentre siamo in macchina, in un bar o in un locale senza ricordarne il titolo? Sicuramente è capitato spesso e proprio da questo bisogno è nata la necessità di creare un’applicazione che risolvesse tale problema. Shazam è un servizio per telefoni cellulari basato sull’identificazione musicale e permette di scoprire il titolo, l’autore e l’album di appartenenza di una canzone, semplicemente avviando l’applicazione sullo smartphone e avvicinando quest’ultimo alla fonte del suono, che sia la tv, il computer o una radio.

Aspetto storico/sociologico

Shazam è stato sviluppato dalla “Shazam Entertainment”, azienda fondata nel 1999 da Chris Barton, Philip Inghelbrecht, Avery Wang e Dhiraj Mukherjee, con sede a Londra, nel Regno Unito. Apple ne ha annunciato l’acquisizione l’11 dicembre 2017. Nel mondo sono più di 100 milioni le persone che ogni mese usano questo popolare sistema di riconoscimento delle canzoni. Si tratta di uno dei servizi pionieri, insieme ad ITunes, nella musica digitale che è più vitale che mai: L’applicazione ha iniziato già da anni ad insidiare le principali piattaforme sociali: a parte il gigante Facebook, un parallelo si può fare con Twitter, WhatsApp e Instagram. Diletta Parlangeli, in un suo articolo pubblicato il 6 marzo 2017 afferma che: “in Italia si usa Shazam più che in tutto il mondo”. Sono stati registrati 45 milioni di riconoscimenti al mese (10-12 a settimana a seconda dei periodi); gli italiani shazammano 6-7 volte al mese.

Aspetto psicologico/patologico

Oltre agli evidenti aspetti positivi che caratterizzano questa applicazione molto comoda e funzionale, c’è anche da tenere in considerazione che, come tutte le altre forme di interazione virtuale, sia quelle uomo-tecnologia-uomo come i social network, sia quelle uomo-tecnologia come in questo caso, potrebbe essere in grado di modificare il nostro modo di vivere e le nostre abitudini, influenzando il nostro modo di pensare, di agire, di scegliere e di relazionarci e quindi la nostra personalità. C’è il rischio di non riuscire più a godersi neanche un momento accompagnato da una bella canzone che ci piace perché la nostra preoccupazione più grande è proprio quella di tirare fuori dalla tasca il telefono e shazammarla. È necessario, quindi, fare un uso ponderato di questo servizio, che, come tutti gli altri, potrebbe contribuire a causare dipendenza da tecnologia.

Aspetto educativo

Potremmo definire questo servizio come una realtà non virtuale, ma aumentata, che apre una possibilità di interazione con un artista, un evento, un prodotto” (Filippo Vizzotto, Commercial Country Menager di Shazam per l’Italia). La tecnologia si è mossa negli anni con lo scopo di rendere cliccabili cose che non lo sono e fare in modo che una cosa offline abbia la sua pagina di atterraggio online, come se venisse tradotta in un linguaggio nuovo. Shazam è un esempio eclatante di questo progresso tecnologico. Nonostante tutti i benefici che la tecnologia ci garantisce, va evidenziato anche che è molto importante non abusare dei dispositivi e ricordarsi sempre che esiste una realtà da guardare e, come in questo caso, da ascoltare, che magari, a volte, è anche migliore dell’accecante display del nostro smartphone.

Conclusioni

Shazam è una delle tante app frivole di cui, però, non si può fare a meno una volta che si è abituati ad usarla. Siamo immersi in una realtà in cui la tecnologia sta sostituendo pian piano la nostra capacità di pensare, di ricordare e di ragionare. Potremmo dire che la nostra vita si sta riempendo sempre più di agevolazioni inutili, superflue ed esageratamente comode e che, nonostante questo ci faccia piacere, come ogni cosa che viene riempita troppo, finirà per esplodere.