Introduzione

Questo lavoro ha come fine il fare chiarezza riguardo lo stato WhatsApp, una nuova sezione dell’app che va ad affiancarsi alle già esistenti “chiamate”, “chat” e “contatti.”

Aspetto storico/sociologico

Il primo social che ha visto l’introduzione delle storie è stato Instagram, con l’apprezzamento di tutti i suoi utenti. Poi è stata la volta di Facebook, dove non ha ottenuto lo stesso successo. Infine è toccato a WhatsApp, dove le storie sono arrivate con un nome diverso, ovvero Stato. Il nome della novità nel servizio di messaggistica è diverso, passando da Storie a Stato, questo perchè le foto e i video che si vanno a caricare sostituiscono quello che finora era il semplice stato testuale. Sarà possibile perciò condividere foto e video in modo immediato, raccogliendole appunto nello Stato, dove resteranno visibili per 24 ore, dopodichè verranno eliminate automaticamente. Dopo aver deciso la foto da pubblicare, inoltre è possibile utilizzare i tool messi a disposizione per disegnare, aggiungere scritte, emoji, utilizzare filtri per cambiare colore e sbizzarrirsi come meglio si crede.

Aspetto psicologico/patologico

Lo stato di WhatApp, che prima era un aspetto secondario accessibile dalle informazioni, ora compare sulla schermata prinicipale del telefono. Così come le storie di Instagram e quelle di Facebook, permettono quindi all’utente di pubblicare quando meglio desidera, foto o video che ritraggono momenti privati o meno della sua giornata. Il significato di pubblicare lo stato WhatsApp è quello di comunicare a tutti i nostri contatti, o meglio, a chi scegliamo di far vedere il nostro stato, quello che stiamo facendo. É possibile infatti introdurre più opzioni di Privacy se desideriamo che non tutti i nostri contatti visualizzino la nostra foto o video. Quello di WhatsApp quindi è sia uno stato da scrivere (infatti ci si può servire di una didascalia), sia uno stato fatto di immagini. La risposta a questa forte necessità di pubblicare e quindi di far vedere agli altri cosa si sta facendo, WhatsApp l’ha “copiata” da Snapchat, che piace tanto ai giovani soprattutto negli USA. Questa modalità di interagire con gli altri, può accentuare il bisogno di attenzioni che spinge un utente a pubblicare uno stato. Un’altro aspetto, dal mio punto di vista non è da sottovalutare. Come per le storie di Instagram, anche in quelle WhatsApp è possibile controllare chi ha visualizzato lo stato, perciò molti ragazzi usufruiscono di tale mezzo per comunicare indirettamente con una persona ben specifica. Questo però potrebbe causare anche molte incomprensioni e delusioni, in quanto la persona a cui viene mandato il messaggio indiretto potrebbe non corrispondere. Per questo motivo lo stato WhatApp è causa di frequenti litigate tra adolescenti.

Aspetto educativo

Sarebbe utile ridurre questo tipo di comunicazione, oppure affincarla ad una modalità più chiara ed efficiente, per far sì che vengano eliminate di conseguenza inutili discussioni e battibecchi. Dal mio punto di vista non vi è nulla di male nel pubblicare una foto o un video con un puro scopo comunicativo, per sponsorizzare un evento, oppure per condividere la bellezza di un paesaggio, ma l’uso che spesso purtroppo i ragazzi ne fanno, non porta a delle conseguenze positive bensì ad un isolamento, ad una dipendenza da social; pubblicare diventa necessario per intraprendere una relazione con l’altro.

Conclusioni

Abbiamo visto quindi come lo stato WhatsApp sia nelle mani di milioni di utenti che possono scegliere di usarlo per sostituire una comunicazione personale e diretta, forse per non prendere una vera e propria posizione sulla realtà, oppure possono dargli un ruolo comunicativo, ironico, leggero. Sta a noi scegliere che strada percorrere.