Introduzione
Troll è una definizione che viene utilizzata in Internet, per identificare persone che postano volutamente messaggi provocatori, offensivi, fuori tema o semplicemente stupidi, all’interno dei tipici spazi virtuali che offre la rete (social network, blog, forum, chat).
Lo scopo di un troll è esclusivamente quello di disturbare, provocare o attaccare gli altri utenti della rete attraverso insulti, polemiche non costruttive e commenti in grado di elicitare reazioni emotive che toccano corde sensibili (razzismo, intolleranza religiosa,..).
I troll, solitamente, si inseriscono in una discussione avviata da tempo, alla quale prendono parte già molti utenti: in questo modo si assicurano una platea ampia, composta da internauti eterogenei e pronti a rispondere a eventuali provocazioni.
Aspetto storico/sociologico
Dagli studi emerge che la comparsa dei troll sarebbe da additare alla natura stessa di Internet: completamente libera, un po’ “distaccata” e soprattutto priva di ogni tipo di freno inibitorio.
Siamo nel dicembre 1992, quando i primi “esemplari” di troll fanno la loro comparsa, che coincide con gli albori della storia del web. I primi “agitatori da tastiera” nascono come flamer (dal verbo inglese “to flame”, innescare o accendere) nei gruppi di discussione su Usenet, una sorta di rete sociale, grazie alla quale gli utenti potevano scambiare link e informazioni sui temi più svariati. Lo scambio dialettico tra flamer, comunque, si basa su fatti circostanziati e ben definiti: è dettato, insomma, da diversità di opinioni su un tema preciso e delineato.
Il troll rappresenta, invece, una sorta di evoluzione della specie: gli insulti e le accuse sono totalmente prive di qualunque base. Si insulta e si provoca per il solo gusto di insultare e provocare. Si naviga tra i vari gruppi, si sceglie un bersaglio – “l’esemplare” apparentemente più debole – e lo si colpisce con durezza, sino a vederlo capitolare.
Aspetto psicologico/patologico
Uno studio condotto da Erin Buckels, dell’Università di Manitoba (Canada), allo scopo di individuare le caratteristiche di personalità di un troll, è arrivato ad identificare i principali sintomi che la caratterizzano: macchiavellismo, narcisismo, psicopatia e sadismo.
Il macchiavellismo è caratterizzato dalla volontà di manipolare ed ingannare gli altri al fine di raggiungere i propri obiettivi.
Il narcisismo rappresenta l’ossessione del troll nel perseguire i propri scopi attraverso i contenuti che pubblica sulla rete e l’egoismo che lo porta a non seguire le regole di cortesia e di responsabilità sociale.
La psicopatia è un tratto personologico contraddistinto dalla totale mancanza di empatia nei confronti dell’altro: impossibile quindi fagli provare compassione, vergogna o rimorso.
Il sadismo è correlato alla sensazione di piacere percepita rispetto alla sofferenza degli altri, visti non come individui ma esclusivamente come entità digitali.
Inoltre, possiamo individuare quattro categorie di troll:
- Playtime troll. Detti anche troll a tempo perso, sono facilmente identificabili e neutralizzabili; alternano interventi gentili e in tema con la discussione con interventi casuali caratterizzati da odio e voglia di rivalsa.
- Troll tattici. Pianificano i loro interventi sui social; inizialmente si inseriscono nella community online in maniera pacata e collaborativa, si tratta, però, di una tattica studiata a tavolino, necessaria per “irretire” gli altri utenti e lasciarli spiazzati nel momento in cui l’attacco del troll sarà messo in atto.
- Troll strategici. Come i troll tattici, mettono in atto piani strategici, ma si differenziano dai precedenti perché agiscono in gruppo anziché come singoli. Lo scopo finale, comunque, è sempre lo stesso.
- Domination troll. In alcuni casi i troll riescono a diventare amministratori di gruppi, forum e gruppi sulle reti sociali. Grazie al loro ruolo possono trarre benefici e gratificazioni, ma anche insultare e denigrare gli altri utenti con la certezza che il loro comportamento resti impunito.
Aspetto educativo
Possiamo dire che, nonostante la forte ambivalenza, i troll possono fornirci ottimi strumenti per sviluppare capacità critiche, mettendosi in gioco in primo piano possono stimolarci a ridefinire il significato e il contenuto di ciò che guardiamo e ad approcciarci al mondo e alle cose con senso critico e capacità di discernere; possono permettere di tollerare il dissenso, scardinare posizioni di potere dominanti all’interno di una comunità, stimolare o rianimare le discussioni e la partecipazione informativa.
Conclusioni
È divenuto difficile, ormai, provare a visitare un sito che permetta un minimo di interazione social tra gli utenti (forum, reti sociali, blog) senza incappare in uno di loro. I troll sono ovunque: il numero degli “attaccabrighe da tastiera” cresce esponenzialmente giorno dopo giorno e se dovesse capitare di trovarvi “faccia a faccia” con uno di loro, la migliore soluzione è l’indifferenza.