Introduzione
Al giorno d’oggi, la nostra vita si basa specialmente sull’essere online, e non più sul vivere in prima persona la propria vita, ovvero essere on-life. Dal lavoro di gruppo svolto in classe con il gruppo Netflix, mi sono resa conto di quanto tempo le persone rimangano davanti ad uno schermo lasciandosi passare la vita fra le mani senza che loro se ne rendano conto e senza che quest’ultime reagiscano. Tutto questo fa in modo che non ci siano più veri e propri contatti fra le persone in maniera diretta, ma al contrario, al giorno d’oggi, la gente preferisce un contatto indiretto con gli altri ed ecco perché nascono le chat per conversare con gli altri. Da questa creazione sono venuti meno i rapporti inter-personali diretti, ma si sono instaurati (e si instaurano tutt’ora) rapporti inter-personali indiretti. Il modo più efficace di poter controllare l’altro è guardare quando entra in una applicazione infatti, da qui, nasce l’ossessione dell’ULTIMO ACCESSO.
Aspetto storico/sociologico
L’ultimo accesso è una funzionalità dei social più famosi ed usati d’oggi (vedi Whatsapp, Facebook, Instagram, Viber…) e serve per vedere l’ora di accesso a quella determinata piattaforma di chi ne fa uso solo tramite l’utilizzo di una connessione internet. Questo è stato creato per la prima volta nel 2009 con il lancio della piattaforma messaggistica Whatsapp, nella quale prevedeva sia l’indicazione dell’ultimo accesso dell’utente quando usciva dalla piattaforma, sia l’indicazione online nel momento in cui l’utente usava la piattaforma. Questi mostrano l’ultima volta in cui i tuoi contatti hanno usato WhatsApp o se sono online. “Se un contatto è online, significa che ha WhatsApp aperta in primo piano sul proprio dispositivo e che è connesso ad Internet. Tuttavia, ciò non significa necessariamente che il contatto abbia letto il tuo messaggio. L’ultimo accesso si riferisce all’ultima volta in cui il contatto ha usato WhatsApp. Tramite le impostazioni sulla privacy, hai la possibilità di controllare chi può vedere il tuo ultimo accesso. Tieni presente che non è possibile nascondere il fatto di essere online ”.
Molte persone, in particolar modo giovani, sono ossessionati da questo famoso ultimo accesso, ma perché? In alcuni casi si parla di amore nato dal Web, ovvero un sentimento di affetto che nasce non da una conoscenza in prima persona, ma tramite foto, messaggi e video. Durante la relazione d’affetto la coppia guarda in maniera costante ed ossessiva l’accesso del partner, e nel momento in cui l’altro nasconde i propri accessi entra una crisi causata dal pensiero costante di un eventuale tradimento da parte dell’altro. “Difendersi sembra impossibile. Tutelare la propria privacy non è semplice. Perché se è vero che è sufficiente bloccare dalle impostazioni chat il presunto spione, che a questo punto non potrà vedere più i vostri movimenti. […] Una volta inseriti in rubrica i numeri da monitorare, voi non saprete mai di essere spiati. Whatsapp, infatti, è un’applicazione aperta. Non è necessario accettare o chiedere un contatto. Certo, esiste la possibilità di eliminare dal proprio software la funzione orario di ultimo accesso. Una volta disabilitata, se vi connetterete, chi vi spia non potrà vedere nulla. A meno che non vi trovi online in quel momento. […] I programmatori di Whatsapp in questo caso, hanno previsto che neanche voi possiate vedere gli orari degli altri utenti che avete in rubrica. Ed essendo proprio questo il divertimento di Whatsapp, sarà facile rinunciare alla propria privacy, pur di violare quella degli altri. Mariti, mogli, fidanzati ed ex sono avvisati: con questa chat diabolica il litigio è sempre dietro l’angolo ”.
Aspetto problematico
Uno dei problemi maggiori, sembrerebbe che sia proprio la negata privacy, perché all’interno di queste piattaforme, è un sapere tutto-di-tutti. E proprio questo sapere tutto-di-tutti, che alle volte causa atteggiamenti costanti di nervosismo e gelosia, perché non ci rendiamo più conto di quando è il momento di non oltrepassare la linea sottile fra pubblico e privato, infatti desideriamo costantemente bramare la voglia di sapere tutto dell’altro, quando questo, anni addietro, era impossibile da concepire e da pensare mentalmente. Al giorno d’oggi se non sei online sei considerato out, fuori dal mondo e da tutto e tutti, quando in realtà la vera vita è quella che si muove attorno a noi. Ritengo che come altra problematica ci sia la problematica del sentirsi dei narcisi, perché non guardiamo il bene dell’altro, non guardiamo ciò che ci sta attorno, ma guardiamo solo ed esclusivamente noi stessi e il nostro bene, alle volte facendo in modo da emarginare ed escludere gli altri dalle nostre vite, creando così solitudine ed isolamento emotivo e fisico. In oltre altro fattore problematico non meno importante è la difficoltà di approccio agli altri nella modalità onlife, perché essendo costantemente all’interno di una piattaforma ed essere ossessionati da quel ultimo accesso, non utilizziamo più la capacità di comunicazione verbale attiva con gli altri, oltre a creare problematiche dal punto di vista di capacità di espressione ed articolazione grammaticale corretta che ti insegnano all’interno delle varie istituzioni scolastiche.
Aspetto psicologico/patologico
Grazie a la presenza dell’ultimo accesso, come detto in precedenza, si sono venute a creare delle situazioni di ossessioni vere e proprie di soggetti nei confronti, per l’appunto, dell’ultimo accesso. Vorrei andare a chiarire che cos’è l’ossessione. “Le ossessioni possono essere definite come una categoria o una specifica tipologia di fenomeni cognitivi, pensieri o immagini mentali. Le ossessioni frequentemente si manifestano nei disturbi d’ansia ma non solo. […] si presentano insistentemente e senza adeguata e apparente motivazione alla coscienza dell’individuo ”. Dopo tutto ciò, è necessario capire che l’ossessione non viene identificata come singola, ma viene suddivisa in più tipologie, in base al contesto in cui si creano. Queste possono essere:
– Ossessioni che si riferiscono alla paura del contagio (es. contatto fisico);
– Ossessioni che si riferiscono al dubbio e all’incertezza dell’aver compiuto alcune azioni;
– Ossessioni che riguardano impulsi etero- aggressivi e auto-aggressivi;
– Ossessioni superstiziose: pensieri o immagini riguardo a gravi situazioni ed eventi che potrebbero accadere a sé e ad altri;
– Ossessioni omosessuali, eterosessuali e pornografiche: si manifestano sotto forma di idee o immagini ricorrenti a sfondo sessuale e pornografico, oppure sotto forma di dubbio riguardo la propria identità sessuale;
– Ossessioni che si riferiscono al peso, alla forma corporea e al cibo (disturbi alimentari);
– Ossessioni religiose e blasfeme: immagini mentali e pensieri a contenuto blasfemo;
– Ossessioni riguardo le relazioni sentimentali (inclusa l’ossessione di gelosia): si manifestano attraverso dubbi ossessivi e preoccupazioni riguardo le relazioni sentimentali, con condotte compulsive messe in atto per alleviare l’ansia e il disagio provocati dalla presenza e/o dal contenuto di questa ossessione.
Le ossessioni, se non curate, sono estremamente pericolose infatti, in qualche caso, “un’ossessione può assumere la forma di veri e propri deliri, avvicinandosi in questo caso alla psicopatologia psicotica ”.
Conclusioni
Oggigiorno, come abbiamo visto, moltissime persone nel pianeta utilizzano tutte queste piattaforme che permettono l’utilizzo dell’ultimo accesso. Quest’ultimo, se usato con discrezione, non nuoce eccessivamente al soggetto, perché si può (in alcuni social) togliere la possibilità agli altri utenti di vederlo, ma se usato negativamente, alle volte può portare il soggetto ad esserne ossessionato. Se riuscissimo a vivere più onlife, rispetto che online, forse molte problematiche presenti oggi, non ci sarebbero, o sarebbero molto meglio risolvibili, ma non potendo cambiare una società intera, e non potendo nemmeno cambiare la continua evoluzione che ci circonda, dobbiamo semplicemente farci carico ed essere consapevoli di tutto ciò che ci circonda dando uno sguardo in più al mondo circostante(mondo real), rispetto che concentrarci solo ed esclusivamente nel raggomitolarci in noi stessi nel nostro mondo cyber.